Eccoci, sono ricominciate le domeniche di lettura dopo la lunga pausa delle vacanze di Natale!
In questa domenica non fredda, ma un po’ nuvola qualcuna ha portato dei libri, ma qualcun’altra ha portato una bellissima cagnolina di due anni di nome Trudy, proveniente dalla Sicilia dopo essere stata abbandonata davanti ad un supermercato di Enna, e Trudy ha ricambiato la nostra accoglienza ascoltando molto silenziosamente ed educatamente i commenti e le storie che sono scaturite dai nostri libri.
Ha esordito Antonella con un libro di Clarissa Pinkola Estés, vecchia conoscenza di CDM on the read dai tempi di “Donne che corrono coi lupi”. Il libro in questione si intitola “La danza delle grandi madri”. La scrittrice è una psicoterapeuta di formazione junghiana, ma anche un’antropologa, nel senso che legge nella raccolta di storie e fiabe di tutto il mondo le tracce dell’anima profonda, collettiva delle donne, ciascuna delle quali ha un sé interiore libero da condizionamenti culturali che però è, spesso, nascosto e oscurato dal nostro vivere quotidiano, a volte caotico, al punto che, gran parte delle donne fatica a mettersi in contatto con questo sé, che poi è il nostro vero spirito-guida con la conseguenza ci farci allontanare dalla realizzazione armonica di noi stesse e, in qualche caso, facendoci ammalare nell’anima.
Anche in questa opera la scrittrice si avvale della interpretazione di molte favole e in tutte scopre miti che riguardano la “donna selvaggia” diventata ormai anziana, ma per le donne in età matura, a differenza che nella nostra cultura superficiale che esalta solo la perfezione esteriore, secondo la Pinkola Estès, inizia il tempo in cui, divenute ormai più forti e più sagge, imparano a vivere la vita nella sua pienezza, ascoltando sempre più le proprie intuizioni e ritrovando, quindi, una nuova energia che, tra l’altro, riescono a lasciare in eredità alle donne più giovani nel seguente modo “Quando una vive pienamente così fanno anche gli altri”.
Alessandra, new entry, ci ha presentato: “Uscire dalla paura” di Krishnananda, pseudonimo di Thomas Trobe, psichiatra e, in seguito, discepolo di Osho. Secondo l’autore le nostre vite sono fortemente determinate dalla presenza nascosta del bambino emozionale e ferito nascosto dentro ciascuno di noi, la terapia che ciascuno di noi potrebbe mettere in atto è quella di riconoscere, innanzitutto il bambino sofferente, che ha paura, che si vergogna, che si sente in colpa, che è scioccato, accoglierlo, rassicurarlo, ma soprattutto smettere di identificarsi con lui, o meglio, come dice lo stesso scrittore “Ho scoperto che, come per la vergogna, il solo conoscere più profondamente lo choc – come ci fa sentire, cosa lo provoca e da dove proviene – è sufficiente a creare una certa distanza, rendendoci capaci di osservarlo. Questa comprensione mi ha gradualmente permesso di “essere con” lo choc, senza troppi giudizi, ricordando che quando il mio bambino emozionale va in stato di choc, non è ciò che io sono.”
Ed eccoci a Cinzia, da poco arrivata dalla Sicilia, precisamente da Palermo, e con tutto un suo modo di averne una grande nostalgia, per questo ci ha portato “Federico II di Svevia” di Eberhard Horst.
Prima di entrare nel merito Cinzia ci ha parlato dei suoi ricordi di infanzia, quando vedeva i sarcofagi di Roberto, Ruggero e Costanza d’Altavilla e di Enrico VI e Federico II Hohenstaufen, nel Duomo di Palermo e di quanto lei si sentisse piccolissima di fronte a tanta maestosità. E la storia, quella individuale e quella con la S maiuscola, comincia a dipanarsi nelle parole di Cinzia che ci parla, si, di una donna, Costanza, che, a 32 anni, già monaca nel convento di San Basilio, ne viene distolta dai familiari per essere data in sposa al ventenne Enrico VI, ma anche della magnifica convivenza culturale tra cristiani, ebrei, musulmani, alla Corte degli Altavilla prima e di Federico II, poi. Le parole di Ruggero II, nonno di Federico II, il quale amava vestirsi all’orientale, dicono: “Che ognuno si rivolga al Dio in cui crede. In pace è il cuore di chi crede al proprio Dio. “
Finalmente il tè, i pasticcini, il dolce che ci ha portato Valeria dal Friuli, Trudy che zampetta tra di noi, pur tenendo costantemente d’occhio i piedi della sua amata padrona, come acutamente ci ha fatto notare Alessandra che di comportamenti canini si interessa con grande amore da molti anni.
Confortate da tante coccole, abbiamo ricominciato ed è stata la volta di Valeria con un grande libro, “La storia” di Elsa Morante.
E’ impossibile ricostruire la trama di questo libro di 704 pagine in poche righe, tanto più che abbraccia un periodo di tempo che va dal 1941 al 1947, cioè uno dei periodi più intensi della Storia d’Italia (e da qui il titolo). In realtà non è la trama la cosa più importante di quest’opera, ma è la ricostruzione realistica e allo stesso tempo poetica di ambienti, atmosfere, personaggi che tutti insieme disegnano una trama grandiosa e corale di un romanzo che ci fa compiere un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, che ci fa riflettere, come ogni grande libro, su quel che eravamo e su quel che siamo.
Circa due anni fa, mentre mi aggiravo tra gli scaffali della biblioteca di Cernusco sul Naviglio, ho trovato “Cocktail d’amore. 700 e più modi di essere lesbica”, di Gruppo Soggettività Lesbica Libera Università delle Donne. Il nome delle curatrici è stampato all’interno: Anita Sonego, Chantal Podio, Lucia Benedetti, Maria Pierri, Nicoletta Buonapace, Piera Vismara, Rosa Conti. A molte questi nomi saranno noti, ma io ne conoscevo solo uno, il primo. Su quella stessa pagina, inoltre, vi è la dedica autografa della stessa Anita a un tal Giorgio datata 9 Ottobre 2006, la dedica dice così:” A Giorgio che anima la cultura di Cernusco con intelligenza disponibilità.
Il libro è il risultato di una ricerca fatta da Soggettività Lesbica tra il 2000 e il 2001, tramite distribuzione di questionari e rielaborazione ragionata delle risposte, a circa 700 lesbiche.
Le domande sono molte e le risposte variegate, perciò è, praticamente impossibile sintetizzare il tutto, però posso provare a citare alcune delle domande, tanto per dare un’idea: ”Per te lesbica è…”; “Pensi che essere lesbica sia…”; “Ci sono tipi di donne lesbiche nei quali hai difficoltà a riconoscerti?” “Se in famiglia non sanno che sei lesbica, per quali motivi hai scelto di non comunicarlo?” ecc., ma a proposito di questa domanda mi è parsa interessante una risposta: “I miei non lo sanno e non glielo dirò mai. Mia madre la farei soffrire inutilmente. Anni fa avevo bisogno di riconoscimento, ora ho capito che quello che sono io non dipende da quanto mia madre mi riconosca”, e la relativa riflessione delle curatrici: “Un tale comportamento può essere rivelatore dell’omofobia diffusa cui nemmeno le lesbiche sono immuni, al punto che spesso proiettano sui genitori quell’immagine negativa di se stesse che hanno introiettato. E’ un’ulteriore prova (come afferma Rigliano in “Amore senza scandalo”) che il sistema dell’interdizione dell’affettività gay è “violenza portata al cuore dei rapporti umani fondamentali”. Questa ricerca non sembra per nulla datata, quello che mi dispiace è che, molto probabilmente, questo libro sia, ormai, introvabile, e quello che mi domando è quali sarebbero i risultati oggi a distanza di quasi 15 anni.
Alle 19.00 ci salutiamo con affetto ripromettendoci presto di incontrarci di nuovo con la consapevolezza che “altre storie ed altri libri ci attendono nei prossimi incontri.”
(le cui date verranno comunicate prossimamente. Anticipiamo, però, che salterà l’incontro di Febbraio)
I libri del 18 gennaio 2015
- “La danza delle grandi madri”, Clarissa Pinkola Estés, Pickwick, 2013;
- “Uscire dalla paura”, Krishnananda e Amana, Feltrinelli, ristampa 2014;
- “Federico II di Svevia”, Eberhard Horst, BUR, 1994;
- “La Storia”, Elsa Morante, Einaudi, ristampa 2005;
- “Cocktail d’amore. 700 e più modi di essere lesbica”, Gruppo Soggettività Lesbica Libera Università delle Donne, DeriveApprodi editore, 2005.